La strategia di Santorum per battere Romney

Dopo aver praticamente messo fuorigioco Newt Gingrich grazie alle tre vittorie nelle primarie di martedì scorso, ora Rick Santorum ha in programma di rendere la corsa alla nomination repubblicana una gara a due tra lui e Mitt Romney. Nei prossimi mesi si voterà in altri stati molto favorevoli al candidato italo-americano, come i conservatori Oklahoma, Kansas e North Dakota, ma i piani di Santorum sono più ambiziosi e mirano a conquistare il Michigan (in cui si voterà il 28 febbraio) e l'Ohio (6 marzo), facendo leva sulla working class che qua forma la base repubblicana. In questo modo Santorum metterebbe a segno un pesante uno-due ai danni di Romney, conquistando nel primo caso lo stato in cui Romney è nato, e nel secondo, l'Ohio, uno stato decisivo nelle elezioni presidenziali.


Vincere o comunque mostrarsi molto competitivi in questi due stati non solo metterebbe in difficoltà Romney, ma cancellerebbe dalla contesa Newt Gingrich, fino a pochi giorni fa il vero rivale dell'ex giovernatore del Massachusetts: "Se riusciamo a rendere queste primarie una corsa a due, penso che otterremo la nomination", ha detto John Brabender, lo stratega dietro alla campagna di Santorum. Una strategia non molto originale in verità, visto che l'idea di unire il voto anti-Romney attorno a sé per sfruttarlo alla convention che sceglierà lo sfidante di Obama era anche la strategia di Gingrich. Romney continua a essere un front-runner particolarmente debole, che rimane in testa perché il campo avversario è diviso. La priorità per Santorum non può quindi che diventare stabilmente l'unico contendente.

I due stati sono quindi molto importanti, ma anche molto costosi. E la campagna di Santorum non ha a disposizione le risorse illimitate di Romney, motivo per cui l'ex senatore della Pennsylvania deve valutare bene se è il caso di investire in spot pubblicitari, direct mail, ecc. Ma vista la decisione con cui ha affermato a Fox News di "poter battere Romney nello stato dov'è nato", è molto probabile che Santorum decida di rischiare, in un momento in cui probabilmente molti fondi stanno arrivando nelle sue casse. Finora la sua strategia ha sempre consistito nel puntare forte su stati conservatori (in cui quindi ha vita più facile) ed economici, in modo da guadagnare attenzione senza spendere troppe risorse. Se però è giunto il momento di giocarsela sul serio, Santorum deve spingersi un po' più in là.

C'è anche un'alternativa: "Possiamo continuare a puntare su stati più economici come Oklahoma, Kansas e North Dakota per conquistare un buon numero di delegati senza dissipare i nostri soldi. Se riusciamo ad arrivare a Tampa con una convention spaccata, molti altri li possiamo conquistare direttamente lì", spiega ancora Brabender. O rischiare tutto e subito per poi vivere sull'inerzia delle primarie, oppure cercare di logorare Romney sul lungo termine per poi tentare il colpo di scena alla convention.

Quello che però lo staff di Santorum non vuole prendere in considerazione è che forse il loro candidato non è forte come sembra: le vittorie di martedì scorso l'hanno messo sotto i riflettori e i suoi numeri sono cresciuti a livello nazionale, grazie anche ai temi sociali che stanno avendo molta rilevanza in questo periodo. Ma la stessa cosa era successa anche a Gingrich dopo la vittoria in South Carolina, e dell'ex speaker già non si parla quasi più. Il tema forte di Romney è l'economia, ed è molto probabile che alla fine sarà questo il tema decisivo. Senza contare il travolgente apparato organizzativo che il miliardario mormone è in grado di mettere in piedi sempre e comunque.

Un apparato travolgente che al momento non ha ancora puntato direttamente a Santorum attraverso i famosi spot negativi, ma presto potrebbe iniziare a farlo. Ma non sarà facile demonizzare Santorum (...) come lo è stato con Gingrich: l'ex senatore ha infatti un'immagine molto più positiva, e meno arrabbiata di Gingrich. Per questo motivo attaccarlo troppo duramente potrebbe addirittura essere controproducente.