venerdì 23 marzo 2012

Ron Paul vice di Romney?

A circa metà della gara per le primarie repubblicane, Ron Paul non è riuscito a vincere in nessuno stato. Poco importa la finta vittoria nelle Virgin Islands agli inizi di marzo, in cui ha battuto Romney per 112 voti a 101, soprattutto perché il favorito alla vittoria finale ha comunque conquistato (per i meccanismi elettorali) sette dei nove delegati palio. La domanda è inevitabile: ma perché Ron Paul continua la corsa solitaria in elezioni che per lui non hanno alcuna possibilità di vittoria? La risposta che arriva dal suo staff è che c'è ancora speranza che il candidato iperlibertario possa emergere come vincitore da una convention aperta, ma la verità che l'obiettivo del candidato 76enne è un altro.

"Non dichiareremo mai pubblicamente che il nostro obiettivo non è vincere le primarie, ovviamente" - spiega uno dei boss della campagna di Paul, Doug Wead - "Ma ci sono molte ragioni per restare in corsa, una di queste è che noi stiamo cambiando il partito repubblicano". Gli uomini di Ron Paul hanno in mente un obiettivo ancora più importante, anche se improbabile: rendere il texas congressman il candidato vice-presidente in ticket con Romney.


Uno scenario le cui possibilità poggiano su un paio di fatti: se Romney arriverà alla convention in difficoltà, avrà bisogno di altri delegati, e tra i tre altri candidati, l'unico che potrebbe consegnarglieli è Ron Paul. Santorum e Gingrich non potrebbero mai compiere un gesto che sarebbe visto come un tradimento del loro elettorato e che non avrebbe senso politicamente. Per quanto estremista su alcuni aspetti, soprattutto libertà civili, droghe leggere e politica estera (su cui è più a sinistra dei democratici), invece Paul è visto come naturalmente vicino a Mitt Romney.

"Se sarà Romney a vincere, deve iniziare a pensare questo: 'Come posso entusiasmare i miei elettori? Come faccio a conquistare gli elettori indipendenti?'", spiega il portavoce di Paul, Jesse Benton. E certamente Mitt Romney in questo modo conquisterebbe l'unico candidato repubblicano che va forte tra i più giovani, con un grande e convinto supporto in rete. Sarebbe una scelta molto rischiosa, che forse attirerebbe un po' di indipendenti, ma rischia di essere troppo indigesta a tantissimi repubblicani doc.

Ma l'obiettivo resta quello di arrivare alla convention con il massimo dei delegati possibili, per aumentare le sue possibilità contrattuali e avere lo spazio mediatico che gli serve per inserire le sue tematiche nell'agenda del GOP. Gli occhi dello staff di Paul si posano quindi su Texas e California, a cavallo tra maggio e giugno. La speranza è di raggiugere la soglia del 20% in Texas, lo stato che ha rappresentato al congresso, e vincere qualche distretto a lui vicino in California, per conquistare un po' dei 172 delegati in palio.

Con un pacchetto di delegati significativo, Paul può presentarsi alla convention e sperare che Romney non abbia dalla sua una chiara maggioranza. Per giocarsi le sue chance di vittoria, o per sfruttare il suo potere per contrattare una posizione da vice di Romney.


Nessun commento:

Posta un commento