giovedì 9 febbraio 2012

Ma qual è il programma di Obama?

Un po’ a sorpresa, ma Barack Obama pare essere sulla giusta strada per conquistarsi il secondo mandato. Grazie al calo della disoccupazione (se tiene) e alla litigiosità quasi masochista del campo repubblicano. I sondaggi lo confermano: il gradimento del Presidente è in leggera crescita, e l’unico repubblicano che al momento è dato in vantaggio se dovesse confrontarsi con Obama è Santorum. Sarà, ma nessuno crede davvero che l’ex senatore della Pennsylvania possa essere un avversario temibile, e al momento (al momento) la strada che porta alla rielezione sembra essere in discesa. E quindi è giunto il momento di farsi una semplice domanda: ma se Obama vince le elezioni, cosa farà nel suo secondo mandato?


L’unica cosa certa per il momento è che la priorità non può che essere il lavoro e la tutela della classe media: Obama ha trattato questi argomenti più di una volta, partendo dal discorso in cui a settembre ha delineato il suo piano per il lavoro, passando per il discorso di dicembre in Kansas, in cui ha affermato come ogni americano abbia diritto a un “fair shot”, e arrivando a parlare dell’iniqua tassazione dei più ricchi nel discorso sullo stato dell’Unione. Anche in un periodo di crisi economica, è un po’ poco. Per il momento Obama è un presidente di cui si conoscono bene le posizioni politiche, ma la cui agenda rimane un mistero, forse anche per lui.

Nel 2008, oltre al celebre “yes, we can” Obama aveva tracciato chiaramente le linee guida della sua presidenza: riforma della sanità, fine della guerra in Iraq, riforma di Wall Street, la lotta al riscaldamento globale lanciando la green economy. I risultati ottenuti sono contrastanti, diciamo pure deludenti. Ma qualcosa è stato ottenuto, e Obama può chiedere il suo secondo mandato anche sulla base di quello che ha fatto. Ciò che invece sicuramente non ha ancora fatto è offrire una visione simile per il suo secondo mandato: un “yes, we can” parte due all’interno del quale inserire proposte specifiche.

E in effetti quanto Obama potrà effettivamente fare dipende soprattutto da un fattore: se dalle elezioni uscirà o meno una chiara maggioranza democratica. Obama continuerà in ogni caso a guidare i democratici proponendo l’idea di un governo che crei le opportunità per i cittadini e metta l’equità in cima all’agenda. Un’idea di lungo termine, lontana comunque da un programma politico, che però si dovrà scontrare con la totale contrarietà del campo repubblicano, che continuerà a dipingere Obama come un pericolo comunista che vuole sovvertire l’american way. E i repubblicani non sono sicuramente neanche interessati a mostrarsi concilianti sui temi che Obama non è ancora riuscito a imporre: la green economy e la riforma dell’immigrazione. Temi politicamente incendiari, che difficilmente il presidente in carica renderà pilastri del suo secondo mandato.

Molto dipende da che tipo di maggioranza uscirà dalle elezioni. Se i democratici avranno in mano le redini delle due camere allora Obama potrà imporre i suoi temi. Quali siano, ancora esattamente non si sa, ma di una cosa Obama può essere sicuro: per quanto riguarda precise proposte politiche, i suoi avversari non sono messi meglio di lui.

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