venerdì 3 febbraio 2012

La lotta Romney - Gingrich preoccupa il GOP.
E anche Obama

C'è nervosismo nel quartiere generale dei Repubblicani per il tono dello scontro tra Gingrich e Romney, che da qualche settimana ha superato il livello di guardia. La campagna elettorale per le primarie si basa ormai su colpi bassi, attacchi frontali e spot negativi. Mentre le proposte politiche stanno a zero. Il livello più basso probabilmente è stato toccato da Gingrich: nei giorni precedenti le primarie in Florida, una chiamata automatica raggiungeva gli abitanti dello stato affermando come Romney "ha messo il veto nel 2003 su una tassa per permettere agli ebrei negli ospizi di mangiare kosher". E' evidente come il livello dello scontro stia degenerando, e di come l'andazzo potrebbe compromettere il campo repubblicano.


I due contendenti dicono, ma devono ancora dimostrarlo, di essere d'accordo con chi critica il tono della campagna e si sono impegnati a modificarla per puntare di più sulle issues e su Barack Obama. Seguendo l'esempio di Santorum, che per primo ha stigmatizzato delle primarie fratricide: "Delle primarie competitive non ci dividono, ci preparano. Ma l'America non vuole che diventino un match di wrestling nel fango". Una posizione necessaria, visto che il terzo (non così) incomodo deve trovare una strada differente da percorrere per rimanere in corsa.

Così Gingrich promette una campagna "meno Romney, più Obama" e di tornare a occuparsi delle grandi differenze tra lui e il presidente su temi decisivi come l'economia, la politica estera e la salute. Un ramoscello d'ulivo da parte di chi ha in effetti trascinato questa campagna verso il basso che non convince Romney: "Quando sei attaccato ti devi difendere, non si può non rispondere alla accuse. Quando succede, alla fine la paghi cara". Il caso di Kerry e degli Swiftboat veterans è ancora fresco nei ricordi di tutti. Romney però più ancora di Gingrich ha bisogno di riportare la campagna sui binari della politica: la sua è la candidatura che attrae gli indipendenti, elettori meno interessati allo scontro al calor bianco tra i repubblicani. Per il candidato mormone l'unica priorità è chiudere il discorso primarie il prima possibile. Perché, come dice un suo consigliere: "Meno tempo avremo per prepararci alle elezioni generali, più difficile sarà vincerle".

Anche perché finché Obama resta fuori dalla contesa e non viene tirato in causa, può continuare con calma a pianificare al meglio la sua rielezioni, continuando a preservare i soldi messi da parte per quanto saranno veramente necessari. Soldi fondamentali visto che le previsioni dei fund-raiser si stanno rivelando quanto meno ottimistiche, e il vantaggio di Obama sui repubblicani, a conti fatti, sarà molto meno del previsto. Per non parlare della ritrosia del presidente a utilizzare i Super-PAC, i gruppi di supporto ai candidati che preparano principalmente gli spot contro gli avversari.

Una ritrosia dovuta al fatto che Obama ha combattuto, e perso, per evitare che questi gruppi potessero accumulare somme illimitate. E adesso se iniziasse ad appoggiare i suoi PAC in maniera forte passerebbe per ipocrita, motivo per cui lascia ad altri il compito di cercare soldi per i gruppi di supporto, senza spendersi in prima persone nonostante i consigli del suo staff. Con il risultato che il denaro raccolto non è neanche lontanamente quanto potrebbe essere se Obama cambiasse idea e si desse da fare anche sotto questo aspetto.

I soldi saranno una componente fondamentale soprattutto nei 12 stati considerati in bilico, e in cui Obama appare sempre in pareggio con Romney, l'uomo su cui lo staff del presidente sta preparando la campagna. Gli Stati Uniti al momento sono divisi in tre parti. Gli stati sicuramente repubblicani, gli stati sicuramente democratici e gli stati in cui i due sono appaiati. Per vincere, Obama deve per forza conquistare gli stati in bilico, e conquistare gli stati in bilico vuol dire convincere gli indipendenti. E per farlo ci vogliono molti soldi. Soprattutto se a vincere le primarie sarà veramente il multimiliardario Mitt Romney e i suoi amici a capo delle corporations.

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