martedì 28 febbraio 2012

In Michigan è testa a testa tra Romney e Santorum

Ancora poche ore e Mitt Romney potrà smettere di trattenere il respiro: il decisivo verdetto del Michigan sta per arrivare, ma per il candidato mormone le cose sembrano mettersi meno bene del previsto. Gli ultimi sondaggi, dopo aver dato Romney in forte recupero, lo attestano ora alla pari con Rick Santorum, mentre una buona notizia per l'ex governatore del Massachusetts arriva dall'Arizona, dove è dato in netto vantaggio. Ma di questo stato si parla poco, troppo simbolicamente importante è per Romney il verdetto del Michigan, stato dove è nato e cresciuto e in cui suo padre ha servito come governatore.


Una vittoria qui, dopo tanti timori, eliminerebbe almeno in parte i dubbi che i leader del GOP stanno avendo nei suoi confronti, d'altra parte una sconfitta a vantaggio di Santorum farebbe precipitare il partito nel caos, privo di un candidato chiaramente indirizzato alla nomination e con la prospettiva di una lotta fratricida che continuerà a protrarsi nel tempo, fino alla possibilità di una convention spaccata che metterebbe forse fine alle chance dei repubblicani di portare un loro uomo alla Casa Bianca.

"Il mio piano è vincere sia in Michigan, sia in Arizona - ha detto Romney lunedì a Fox News - sarebbe una grande conquista, soprattutto considerando quanto mi sono trovato indietro qui in Michigan". Ma c'è una incognita che pesa parecchio: nello stato in cui Romney ha visto i natali le primarie sono aperte a tutti, quindi anche i democratici possono recarsi alle urne e votare. Per chi? Per Santorum, ovviamente. Un candidato che i democratici vedono, giustamente, come molto più facile da sconfiggere per Obama.

Per Newt Gingrich e Ron Paul invece si prevede un nuovo periodo da passare nel cono d'ombra: nelle tre settimane che hanno separato il voto del 28 febbraio dalla tripletta di vittorie messe a segno da Santorum, gli "altri due" della corsa repubblicana hanno avuto poche occasioni per rimanere visibili. Anche per scelta: i due stati in cui si vota oggi presentavano poche opportunità per loro, che hanno quindi preferito risparmiare le risorse per stati più favorevoli. Una scelta inevitabile, ma il periodo troppo lungo trascorso lontano dai riflettori potrebbe minarne definitivamente le ambizioni.

L'unica possibilità per Paul e Gingrich è che Santorum e Romney si rovinino con le loro mani: cosa che sembrano abbastanza portati a fare. In Michigan, stato in cui l'industria automobilistica è fondamentale (la capitale è Detroit), Romney è stato messo sotto accusa per essersi opposto nel 2008 al salvataggio statale dell'industria dell'auto. Provare a rimediare, come ha fatto, dicendo che sua moglie possiede "un paio di Cadillac" non sembra molto convincente.

Non solo, vista la sua difficoltà a rapportarsi con la classe operaia il miliardario ha cercato di rendersi più "uomo qualunque" affermando di seguire la Nascar. Ma alla domanda dei commentatori dello sport automobilistico, che gli chiedevano quanto fosse effettivamente appassionato, non ha trovato una risposta migliore che: "Non quanto i fan più accaniti. Ma ho degli ottimi amici che possiedono delle scuderie di Nascar". Molto working class.

Non va molto meglio a Santorum, che aveva fatto della sua capacità di relazionarsi con i colletti blu uno dei suoi punti di forza, prima di trasformarsi nel condottiero iperconservatore dei temi sociali. Argomenti che qui, profondo nord degli States, non hanno la stessa forza che possono avere altrove, e che comunque non potranno attirargli le simpatie degli indipendenti e dei centristi. Soprattutto finché i suoi commenti sono di questo calibro: "Il discorso sulla separazione tra stato e chiesa di Kennedy mi ha fatto venire da vomitare" o "il vero obiettivo del test prenatale è vedere se il feto ha dei difetti, cosicché le donne possano decidere di abortire". Inoltre ha dato dello snob a Obama per aver incentivato tutti i ragazzi americani ad andare al college e ha messo in discussione il riscaldamento globale.

Discorsi da estremista, che Romney non ha osato mettere in discussione per paura di vedere ulteriormente compromesse le sue credenziale da conservatore. Una strategia che ha lasciato molti analisti perplessi. E che forse ha contribuito alle difficoltà che l'ex candidato in pectore sta attraversando.

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