mercoledì 29 febbraio 2012

In Michigan e Arizona vince Romney. E adesso?

Ha vinto Mitt Romney. E con un importante margine di distacco su Santorum: più di venti punti in Arizona e tre abbondanti in Michigan. Scompare quindi dall'orizzonte la prospettiva terribile, per Romney, di perdere nel suo stato. E proprio perché una sconfitta veniva presa seriamente in considerazione, il fatto che Romney abbia vinto con un margine non così significativo passa in secondo piano. Una vittoria merito della prestazione nel dibattito di martedì, chiaramente vinta da  Romney, e merito della macchina organizzativa del miliardario, che quando si mette in moto a pieno regime, tra spot negativi, eventi, fundraising, ecc, non lascia scampo.


Adesso il momentum è dalla parte di Romney, ma in verità conta poco. Tutto sta per resettarsi nel giro di una sola settimana, visto  che il 6 marzo arriva il Super Tuesday, dove la situazione è ancora molto fluida. Tutto dipende da quanto la capacità di Romney di uscire vincitore dalla contesa del 28 febbraio galvanizzerà i suoi elettori e riuscirà a convincere gli scettici del fatto che è lui l'uomo da mandare contro Obama.

Quella di ieri è stata una notte che poteva andare malissimo per Romney, invece è andata bene. Il significato del voto di ieri è quasi tutto qui, vista la vicinanza col Supermartedì, in cui è importante che il team di Romney non si faccia prendere dall'entusiasmo, e lavori a testa bassa e senza intoppi come ha fatto per il Michigan.

Santorum ha invece bruciato una grande opportunità, anche se essere riuscito a rimanere così vicino a Romney mostra come il candidato italoamericano sia da prendere seriamente, e sottolinea quanto poco convinto sia il supporto per Romney. "Adesso la gente mi conosce", ha detto Santorum nel suo discorso dopo la sconfitta. Ma non è detto che questo sia un bene, visto che prima di mettersi in trincea sui temi sociali come il più duro tra i conservatori, Santorum in Michigan si trovava in vantaggio. Insomma, le frasi sul vomito che gli avrebbe provocato il discorso di Kennedy sulla separazione tra stato e chiesa e il fatto di aver chiamato Obama uno snob perché promuove l'educazione universitaria, potranno aver esaltato un po' di evangelici, ma non lo ha certo messo sotto una luce presidenziale.

E adesso? Molto dipende da come andrà il 6 marzo, se Romney riuscirà a conquistare importanti successi, la gara potrà considerarsi chiusa. Ma non è così semplice, visto il numero di stati del Sud in cui si vota, e che non gli sono favorevoli. La vera battaglia si terrà però in Ohio (lo stato chiave per definizione), in cui il SuperPAC che appoggia Romney ha già fatto partire una valanga di spot anti-Santorum, nella speranza che funzionino bene come in Michigan.

Santorum avrà necessariamente bisogno di una grossa vittoria nel Super Tuesday per restare in corsa, ma la buona notizia viene dalla forte presenza di evangelici, che lo appoggiano, in molti stati del Sud. Comunque andrà, e finché le casse del forziere non iniziano a piangere, Santorum ha già detto che non ha nessuno intenzione di lasciare la corsa.

 IL VOTO IN ARIZONA

 IL VOTO IN MICHIGAN





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