domenica 29 gennaio 2012

Le eminenze grigie contro Gingrich


Il recupero di Romney su Gingrich in Florida è ormai un fatto assodato: ottime prestazioni nei dibattiti, sondaggi favorevoli e tutto lo stato maggiore del GOP schierato con lui. La situazione si è ribaltata, il "surge" di Newt Gingrich ha subito una netta battuta d'arresto e ormai tutti i commentatori parlano di come la vittoria di Romney in Florida chiuderà il discorso primarie. Cosa è successo?


Lo spirito aggressivo che ha caratterizzato il Romney dell'ultima settimana non può bastare a spiegare un tale ribaltamento. Un ruolo fondamentale è stato infatti giocato dai commentatori repubblicani più legati ai vertici del partito e ai vertici del partito stesso, che hanno deciso di tagliare le gambe alla nomination dell'ex speaker della camera. Il Drudge Report, la seguitissima blogger Ann Coulter, il National Review, l'American Spectator e altri influenti media conservatori hanno aperto il fuoco contro Gingrich. E a loro si sono uniti in un attacco che sembra coordinato pezzi da novanta del partito come Bob Dole, Tom Delay e altri maggiorenti del GOP.

Una situazione che non piace per niente a influenti outsider del partito come Sarah Palin, che sulla sua pagina di Facebook scrive:

“The Republican establishment which fought Ronald Reagan in the 1970s and which continues to fight the grassroots Tea Party movement today has adopted the tactics of the left in using the media and the politics of personal destruction to attack an opponent. What we saw with this ridiculous opposition dump on Newt was nothing short of Stalin-esque rewriting of history"
Cos'è successo è abbastanza chiaro: il Tea Party appoggia ormai apertamente Newt Gingrich, il Tea Party non è ben visto dall'establishment dei repubblicani, che quindi hanno deciso di azzoppare Gingrich. Anche perché è ormai chiaro a tutti come, se dovesse essere Gingrich a vincere le primarie, per Obama non sarà affatto difficile conquistare il secondo mandato alla Casa Bianca (al momento Obama è dato in vantaggio di due punti su Romney e di dodici sull'ex speaker). La questione non è quanto piaccia o non piaccia Romney, ma quanto sia malvisto Gingrich dai vertici del partito.
E i risultati non sono tardati ad arrivare, nell'ultima settimana il vantaggio di Romney è stato stabilmente sugli otto punti percentuali nei sondaggi, la Florida è sua. E da mercoledì per Gingrich inizia una lotta solitaria che si fa sempre più in salita.
 

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