sabato 3 marzo 2012

Romney arranca in Ohio e Georgia

I nuovi sondaggi condotti in vista del Super Tuesday del 6 marzo non portano buone notizie a Mitt Romney: nei due stati più importanti, Ohio e Georgia, il "nonostante tutto favorito alla vittoria" si trova dietro. In Ohio il distacco con Santorum sta gradualmente diminuendo, e dagli undici punti che lo distanziavano dal candidato italo-americano si è passati a due soli punti percentuali. Ma ormai il tempo stringe, gli elettori si recheranno alle urne martedì e con tutta probabilità si verificherà un ennesimo testa a testa tra i due rivali.


Se le cose andranno come i sondaggi prevedono, per Romney le cose non si mettono troppo bene: l'Ohio è uno stato cruciale, vincere al photo finish contro Santorum non lo aiuterà a chiudere la partita. Ma se dovesse addirittura perdere, verrebbe meno il discorso più forte che al momento il mormone ha contro Santorum: la facilità con cui l'ex senatore della Pennsylvania verrebbe sconfitto da Obama nelle presidenziali. Se Santorum è in grado di battere Romney in uno swing state (indeciso tra democratici e repubblicani) per eccellenza come l'Ohio, allora significa che Santorum non è meno eleggibile di Romney, punto.











Le cose non si mettono bene neanche in Georgia. Qui non è però Santorum a creare difficoltà a Romney, ma Newt Gingrich. Il redivivo ex speaker della Camera tenterà di riemergere dalla polvere ottenendo una prestazione di rilievo nello stato dov'è nato, per poi cercare di rimettere in piedi la sua candidatura. Per Romney ci sono ben poche speranze, in Georgia il vantaggio di Gingrich è a due cifre, consolidato e sembra a prova di bomba, visto che ha resistito alla scomparsa di Newt dall'agenda mediatica delle ultime settimane.












Ed ecco che dopo essere riuscito a riconquistarsi il primato, spendendo qualcosa come 4 milioni di dollari per vincere al pelo nel suo stato, per Mitt Romney si fa largo la prospettiva di perdere nei due principali stati in ballo il 6 marzo. Il che significa dover ricominciare ancora una volta da capo, continuare a subire tutto lo scetticismo che arriva dalle alte sfere del GOP, rendere sempre più plausibile lo scenario di una convention spaccata incapace di scegliere il candidato e rimandare ulteriormente il momento in cui il partito si unirà per iniziare l'assalto a Obama.

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