Innanzitutto va sottolineato che Romney si è portato a casa tutti i 50 delegati in ballo in Florida, e così per la prima volta si crea un distacco tra i due competitor per il numero di delegati (65 a 23 per Romney, Santorum è solo a 6), anche se il traguardo fissato a 1.144 è ancora molto lontano. Gingrich accusa il colpo, perdendo nettamente dopo che per un po' di tempo i sondaggi l'avevano dato addirittura in vantaggio, ma è molto improbabile che decida di ritirarsi dopo aver detto pochi giorni fa di voler coalizzare attorno a sé tutti i voti anti-Romney a arrivare fino alla convention. E a questo proposito va sottolineato come neanche in Florida Romney abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei voti. E se si uniscono i voti di Santorum (13,4%) a quelli dell'ex speaker si ottiene la stessa percentuale ottenuta da Romney. Il che significa una cosa sola: Gingrich deve lavorare per convincere Santorum a mollare e ottenerne l'endorsement.
Operazione più facile a dirsi che a farsi, visto che proprio pochi giorni fa Santorum ha sottolineato come nel corso di una battaglia lunga come quella delle primarie tutto possa succedere, e di come lui voglia tenersi pronto in caso di stravolgimenti che potrebbero rilanciarne la candidatura. Una strategia un po' improbabile, e che non credo possa durare ancora a lungo.
Mancano ancora completamente sondaggi sui tanti stati in cui si voterà a Febbraio (Nevada, Michigan, Maine, Arizona e altri), ma di sicuro adesso è Mitt Romney ad avere riguadagnato il suo momentum. Una prestazione convincente nel dibattito, lo stato maggiore repubblicano schierato con lui, una marea di soldi da spendere e una solida vittoria. Il miliardario mormone sembra aver riconquistato l'aura di inevitabilità che aveva fino a poche settimane fa. Ma i suoi punti deboli sono numerosi, e Gingrich li vorrà sfruttare uno per uno.
Gingrich
31.9%
531,294 Votes
0 Del
Paul
7.0%
116,776 Votes
0 Del
Romney
46.4%
771,842 Votes
50 Del
Santorum
13.4%
222,248 Votes
0 Del
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