venerdì 24 febbraio 2012

Il GOP va nella direzione sbagliata

Dopo la disfatta del 2008 e l'elezione del primo presidente nero alla Casa Bianca, nel partito repubblicano c'era consenso attorno a una questione: l'elettore tipo del GOP è troppo vecchio, troppo maschio, troppo bianco e troppo poco in linea con un paese che cresce in maniera molto diversa. Cambiare o morire, insomma. Quattro anni dopo i candidati alle primarie repubblicane fanno a gara a chi è più contrario ai contraccettivi e a chi ha la linea più dura contro l'immigrazione. Problematiche che secondo molti nel GOP (peccato però che di questi repubblicani illuminati non ci sia traccia nelle primarie, fatta esclusione solo per John Huntsman, subito eliminato) sono lontane dalle preoccupazioni quotidiane degli elettori, soprattutto di quegli indipendenti a cui Obama non piace e che saranno decisivi.

Nel 2010 i repubblicani sembravano aver preso la direzione giusta, eleggendo un gran numero di donne e appartenenti alle minoranze in posti chiave, dando il via a quella che sembrava una strategia volta ad ampliare sempre di più il target elettorale del GOP. Oggi però i repubblicani sembrano tornati a parlare a loro stessi, ingaggiando battaglie contro preservativi (che da questa parte dell'oceano sembrano assurde e che anche negli States difficilmente attireranno nuovi elettori) e immigrati. "Possiamo ancora essere un partito a favore delle barriere ai confini e che allo stesso dica 'non siamo contro gli immigrati!'", dice Bobby Jindal, governatore della Louisiana figlio di genitori arrivati dall'India.


La questione preoccupa soprattutto in vista delle prossime elezioni, quando l'elettorato ispanico, secondo le previsioni, sarà determinante: "Se nel 2020 - spiega l'ex presidente del partito Ed Gillespie - il GOP prenderà la stessa percentuale di voti da afroamericani e ispanici che ha preso nel 2008, perderemo di 14 punti. Il nostro approccio deve cambiare prima che sia troppo tardi. Dobbiamo essere un partito inclusivo, non esclusivo". Per il momento Romney non sembra andare in questa direzione, visto che nel dibattito di mercoledì ha presentato l'ipercriticata ed estremista legge sull'immigrazione dell'Arizona come "modello per tutta la nazione". Se i repubblicani si presentano così, il loro progetto a lungo termine, che punta a conquistare il voto degli ispanici, può aspettare ancora a lungo...

I problemi dei repubblicani non si fermano però all'immigrazione: il partito dell'era Bush puntava decisamente ad ampliare il voto tra le donne senza rinunciare ai temi conservatori (e quindi anche aborto & co.), riuscendo a conquistare il voto delle donne indipendenti "dei sobborghi". Difficile che la cosa si ripeta: quando quattro uomini bianchi di mezza età discutono per lungo tempo in televisione su contraccettivi e controllo delle nascite, le donne tendono giustamente a innervosirsi.

"Il tema della vita è vincente per i repubblicani. Ma è un argomento in cui conta molto il tono e le immagini che si suscitano. Se si passa per estremisti si perde, sia che tu sia pro-life o pro-choice", spiega ancora Gillespie. E pensare che Huntsman, che ha insistito per una modernizzazione del partito, voleva iniziare a lanciare dei messaggi diversi anche sui diritti per gli omosessuali... Oggi l'ex candidato alle primarie dice: "Non dobbiamo rinunciare ai nostri principi, ma connetterci a una più vasta schiera di americani sui temi del lavoro, delle opportunità, della libertà e della dignità individuale. Altrimenti rischiamo di trovarci nel cestino della spazzatura della storia".

La gara a chi è più conservatore tra i repubblicani è funzionale alle primarie, in cui vota il nocciolo duro dei sostenitori dei partiti, ma quando questa stagione sarà passata e l'avversario non sarà più interno, ma Obama, sarà difficile rimangiarsi le cose dette e riuscire a conquistare un audience più ampia. Soprattutto in un paese in cui venire accusati di flip-flopping equivale a una sconfitta quasi sicura.

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