venerdì 20 gennaio 2012

Ma Gingrich può davvero vincere le primarie?

In vantaggio in South Carolina e a soli tre punti da Mitt Romney a livello nazionale, l'ascesa di Newt Gingrich sembra farsi sempre più decisa. Ma il candidato social-conservatore può davvero vincere le primarie? E se dovesse riuscirci, può battere Obama?
Dalla sua parte, Newt ha le costanti ottime prestazioni durante i dibattiti tv. E in quello di ieri ha dimostrato di essere in grado di controbattere con sicurezza anche sulle questioni più spinose riguardanti la vita privata. A differenza di Romney, che quando è sotto attacco si trova spesso in difficoltà. A favore di Gingrich gioca anche il fatto che il campo elettorale a cui fa riferimento si stia finalmente compattando: dopo l'endorsement di Sarah Palin è arrivato anche quello di Rick Perry. E dopo le votazioni in South Carolina è probabile che alla lista si aggiunga anche Rick Santorum, che sembra sempre più vicino ad abbandonare la corsa. 

Ma la vittoria di Gingrich potrebbe essere compromessa da alcuni fattori che non possono essere eliminati in una contesa elettorale: il primo riguarda i soldi. Mitt Romney ha risorse illimitate e le userà senza parsimonia, dove invece Gingrich deve continuamente trovare i finanziamenti che gli servono per fare fronte all'inondazione di spot, direct mail ed eventi che il candidato mormone è in grado di mettere in campo. Importante è anche la questione Ron Paul: il candidato iper-libertario potrebbe rimanere in corsa fino alla fine, forte dei suoi fedeli supporter molti dei quali vicini al Tea Party, portando quindi via voti essenziali per il candidato cattolico. Un'altro problema di Gingrich è la sua caratterizzazione come falco conservatore. Finché il momentum regge, e finché si vota in stati come la South Carolina, questi problemi possono restare sotto traccia. Ma sul lungo periodo è possibile che si faccia sentire forte la voce degli indipendenti vicini ai repubblicani, che saranno determinanti nelle elezioni presidenziali. In più Gingrich è cattolico: un minus oggettivo che però potrebbe contare poco, visto che Romney segue una fede che molti negli Stati Uniti vedono come un culto sospetto.

E' difficile che Gingrich batta Romney, anche se gli va dato atto di aver risvegliato delle primarie che rischiavano di spegnersi rapidamente. Ma se ce la facesse i problemi più grossi per il GOP verrebbero dopo: quando l'ex speaker della Camera si troverà ad affrontare Barack Obama. E' vero che i repubblicani vedono Obama come una sorta di demonio socialista, ma è anche vero che il Presidente in carica nei suoi primi anni si è riposizionato sullo scacchiere politico, sostenendo posizioni molto più in linea con la maggior parte dell'elettorato, per esempio nell'appoggiare con maggiore convinzione Israele. Obama avrebbe gioco facile a dipingere a sua volta Gingrich come un pericoloso reazionario, accogliendo tra le sue braccia, o al massimo spingendo all'astensione, gli indipendenti e ricompattando una base democratica non certo entusiasta. Una strategia che Obama non potrebbe invece utilizzare contro il moderato, anche se perennemente a caccia di credenziali da conservatore, Romney.

Non è infatti un caso che nella media dei sondaggi su un ipotetico scontro Gingrich-Obama quest'ultimo sia in vantaggio di undici punti, mentre se il presidente in carica se la dovesse vedere con Romney il vantaggio si ridurrebbe a due punti. Una indicazione chiara: Romney scalderà anche poco i cuori dei Repubblicani (cosa che ha consentito a Gingrich questa improvvisa ascesa), ma per Obama è un avversario, proprio perché visto come moderato, più pericoloso. 

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